martedì 4 gennaio 2011

IL SORRISO DI ERCOLE E IL TESCHIO DIAMANTATO

…ho sempre avuto un grande amore per le grandi città, e sono convinto che Dio mi ha fatto vivere nella città più bella dell’Universo e meno metropolista del mondo per evitare che mi facessi del male. Sarei troppo succube del fascino dei sapori delle curiosità… ieri pomeriggio camminavo per Firenze, dopo una lunga ma piacevole mattinata di lavoro negli uffici di un amico toscano.
Mi piace passeggiare da solo per le città, posso soddisfare maggiormente la mia instancabile e infantile curiosità e posso liberamente farmi distrarre da un monumento, dalle cosce di una passante o dal sorriso di un cameriere, dalle pitture di un museo, dagli edifici e dall’odore del cibo…
Verso il tramonto ho notato un enorme cartello con la scritta DAMIEN HIRST all’ingresso di Palazzo Vecchio. Ho trovato la scusa giusta e da finto alternativo: fa freddo, il Ponte Vecchio è roba da turisti e il centro di Firenze è ridotto ad un centro commerciale! Perfetto, funziona! Ora posso permettermi di salire le scale e visitare nulla di più che un teschio diamantato messo in mostra da questo folle quanto furbo artista britannico. 

Ma è mentre salgo le scale che le scuse da finto alternativo trovano ancor più motivazione.. la gloria della vecchia Fiorenza hanno dato al possibilità agli artisti di far trionfare il loro talento. Prima di entrare nella buia sala dove potrò ammirare l’opera di Hirst, alzo lo sguardo e mi sembra di tornare indietro di 20 anni. Riconosco quei colori! Davanti a me i meravigliosi affreschi di Vasari e sotto, a far da guardia che nessuno tocchi le tele, la torsione dei muscoli bianchi delle statue erculee.



Li avevo visti sul mio libro del Liceo, poi li ho scordati e adesso eccoli qua, e il tempo per loro non passa. Mi avvicino alla porta dove è esposto il capolavoro hirstiano di arte moderna ma ancora non riesco a staccare lo sguardo dal volto di Ercole che scoppia il torace di un uomo o che abbatte un amazzone….
Una guarda armata mi fa entrare nello Studiolo dove è esposto il teschio. Questo calco in platino ricoperto di diamanti illumina una stanza completamente buia, le guardie infatti segnano i passi d’ingresso al visitatore con una piccola pila a LED (…di scarsa qualità, ne ho acquistata una identica per 3 euro in pizzeria da un sordomuto che me l’ha poggiata sulla tovaglia…). 



L’opera è meravigliosa nella sua ricerca di simmetria e perfezione. I diamanti sono incastonati in una sequenza che segue con regolarità le forme curve o rigonfie o storte che il teschio suggerisce. Mi soffermo davanti alla bocca e noto la disposizione precisa che ricopre di pietre preziose il palato…
Esco dalla stanza, la luce è tenue e posso di nuovo ammirare statue ed affreschi ed arazzi.
Ma Ercole, mentre passo di nuovo sotto di lui, sorride beffardamente incurante di me mentre sfascia il cranio di Caco, e dopo centinaia di anni continua a mantenere la sua forza espressiva.
Più di tutto mi restano negli occhi quei denti e quelle labbra così dischiuse, trionfanti passionali sanguigne devastanti assassine beffarde felici immerse in Firenze e nella sua arte…


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